Raffaele Paolucci's family home

Raffaele Paolucci’s family came from Orsogna, a little village in province of Chieti, in Abruzzo. His relatives owned a palace, called “Parladore Palace”, that can be found in Orsogna (Via Augusto de Ianuario), near St. Nicola’s church.
This palace has a long and intricate story, and it was also damaged during the Second World War.1

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The front door of Paolucci's family home

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At the beginning, this house, built by Achille Rosica, belonged to the Rosica family. Raffaele Paolucci’s paternal grandfather, who had his same name (Raffaele Paolucci), before moving to Naples, rent this house, and so Nicola Paolucci (Raffaele’s father) spent in it his childhood. (“Mio nonno prese in fitto la casa dei Rosica, bella casa vicina alla chiesa di S. Nicola, costruita da un tale Achille Rosica che fu l’ultimo ministro della istruzione pubblica coi Borboni.”2)

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After the transfer to Naples, the palace passed from the Rosica to the Parladore, because of the marriage between Gaetano Parladore and Rachele Rosica. Gaetano Parladore was Rachele De Crecchio's (Paolucci’s mother) maternal grandfather, and so some years later, also Paolucci’s mother spent her childhood in the same house. Afterwards, the Parladore died out and all their inheritance passed to the De Crecchio, who added the surname Parladore to their one (in fact the palace is still called “Parladore Palace”), and this house was given to the grandchildren, and thus Raffaele Paolucci was one of the heirs.
The same Paolucci explains this in his autobiographical book Il mio piccolo mondo perduto (My little lost world): “I Parladore, molto facoltosi, erano di Orsogna. Fu un Parladore, Gaetano, che sposò una Rosica, Rachele, e venne quindi in possesso del magnifico palazzo ove mio padre era stato bambino. I Parladore erano una famiglia numerosa: (…) mio bisnonno, il nonno di mia madre, Gaetano, sposò Rachele Rosica. (…) Oggi i Parladore sono estinti, tutta la loro eredità è passata ai De Crecchio, i quali con decreto sovrano hanno aggiunto il nome dei Parladore al loro; e la vecchia grande casa ove giuocò bambino mio padre, e dopo quindici anni si ritrovò bambina anche mia madre, è stata assegnata ai nepoti, ed io sono uno degli eredi.”3
During his childhood, Paolucci used to spend in Abruzzo his summer holidays, and so when he went to Orsogna, he was hosted in this house; as we can read in his book, he was always enthusiastic about going there: “Finite le scuole, di estate, si andava in villeggiatura in Abruzzo dove ci offrivano ospitalità gli zii Parladore di Orsogna. (…) Posso dire che noi bambini vivevamo tutto l’anno in attesa dell’estate e della partenza per l’Abruzzo.”4

The atrium of the palace

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In the book there is also a description of what the house was like, before being damaged during the Second World War: at the ground floor there were some cellars; at the first floor there were the kitchen and some bedrooms; at the second floor there were other bedrooms, a private chapel, and some living rooms; at the third one there were other bedrooms and some closets; finally, at the fourth floor there was a wonderful overlook, from which it was possible to see both the Majella and the Adriatic sea: “Bella grande e cara casa, dove hanno giocato bambini i nostri genitori! Il pianterreno, enorme, è occupato dalle vaste cantine, dal granaio, dai negozi; al primo piano c’è la vasta cucina, le dispense, la camera da pranzo, la camera di zia Olimpia, l’appartamento dello zio Arciprete, alcune camere per ospiti. Al secondo piano l’appartamento degli zii Filippo e Rubina, il grande salone delle feste, i salotti, la cappella, altre camere per ospiti. Tra il secondo ed il terzo piano, isolata, a mezza scalinata, la sala da pranzo delle grandi occasioni. Il terzo piano, a volte più basse, ha il pavimento ed il soffitto di legno. Una buona metà delle stanze sono camere da letto, e sono quelle che noi preferiamo, dalle quali si domina la visione superba di tutta la vallata; l’altra metà sono ripostiglio di vecchie cose. (…) In alto ancora, al quarto piano, c’è il belvedere, una stanza unica, a torre con quattro finestre da cui si domina tutto l’orizzonte, e si vede in piano la Majella, e ad oriente il Mare Adriatico, e tutti i paesi che stanno tra la montagna ed il mare.”5

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  • Photos and main text by Jacopo Capparelli moc.liamtoh|7991onipocaj#| and Salvatore De Pasquale moc.liamg|99elauqsaped.erotavlas#| (January 2018)

Bibliography

- Raffaele Paolucci, Il mio piccolo mondo perduto, Cappelli editore, Rocca San Casciano 1947



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